Villa Rinchiostra
bene culturale dal 1948
Villa Rinchiostra, nata come casino di caccia, venne trasformata in villa per volere di Teresa Pamphili, giunta da Roma in sposa di Carlo II Cybo Malaspina, la quale affidò nel 1675 l’incarico della realizzazione all’architetto di corte Alessandro Bergamini che ripropose il ‘lessico di famiglia’ già evidenziato al Palazzo Ducale di Massa. L’intenzione ispiratrice del progetto mirava non a un palazzo di rappresentanza ma a un edificio di utilizzo privato; elemento reso ancora più evidente dalla presenza non di una ma di due facciate che dovessero assecondare il gusto della committenza, e non l’etichetta di corte.
La villa fu circondata da un ampio giardino, suddiviso in aiuole di bosso, e ornato di fiori, essenze arboree e da un agrumeto composto di limoni, aranci amari e cedri. Alderano I, figlio di Teresa Pamphili, e la moglie Ricciarda Gonzaga, trasformarono la villa in una sontuosa dimora e impreziosirono il giardino ornandolo con vialetti geometrici, vasi, statue e busti marmorei. La prima mappa catastale del 1826 mostra il giardino strutturato in quattro aiuole incrociate da viali ortogonali, in cui al centro si colloca una grande vasca. Dal parterre semicircolare antistante la villa si dipartono lateralmente due percorsi che portano rispettivamente alle scuderie e all’ingresso della tenuta. Si presuppone che questo schema coincidesse con quello voluto da Alderano I e Ricciarda. Ma già nel 1722 prese il via lo spoglio delle statue: fu l’inizio di un periodo di decadenza, accentuato poi dall’occupazione napoleonica di Massa, durante la quale si rischiò l’asportazione in toto degli arredi marmorei.
Dall’Ottocento inizia per la villa, a dimostrazione della sua bellezza, un susseguirsi di proprietari prestigiosi: forse direttamente per intercessione di Elisa Baciocchi, Hector Sonolet, e poi quasi a metà secolo, Carlo Lodovico di Borbone il quale rese splendore alla Rinchiostra ripristinando la villa e facendo risorgere il parco con interventi ispirati al giardino romantico. Nel 1885 la Rinchiostra fu venduta all’inglese Alfred Lambert, il quale introdusse ulteriori componenti del giardino romantico ottocentesco. Nel 1903 la proprietà pervenne alla famiglia Robson, la quale si occupò più del parco che della villa, impiantando agrumi a spalliera, camelie e rose bianche. La grande vasca centrale venne sostituita da quattro vasche più piccole poste al centro delle aiuole suddivise in triangoli. Dopo i Robson nessun altra famiglia ha abitato la villa dei Cybo.
Durante la seconda guerra mondiale la Rinchiostra subì notevoli danni sotto i bombardamenti, ma fu ricostruita seguendo il progetto originario. Infine il parco fu diviso con l’istituzione del dopolavoro Dalmine, per poi essere ricomposto dal 1997 nella proprietà comunale. Attualmente la villa, che negli anni più recenti ha ospitato la biblioteca comunale, è sede del Museo Guadagnucci.
Nel 2024 a seguito di lavori di restauro il parco ha recuperato il disegno della struttura originaria e due delle quattro vasche, disegnate nella mappa dell’archivio privato dei Robson e delle quali era rimasta traccia, sono oggi ricostruite. Imponenti alberi caratterizzano questo parco: i maestosi lecci del viale centrale, gli spettacolari cedri del Libano, le gigantesche magnolie, gli esotici alberi della canfora, gli eucalipti e le palme. Da segnalare anche i numerosi esemplari, lungo il muro di cinta, di aranci amari, piante che da secoli caratterizzano la città di Massa.